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L'uscita di scena
Quel maledetto errore con conseguente caduta all’altezza
delle ultime porte del tracciato del Lauberhorn di Wengen, incide sulla voglia
di riscossa (dopo le deludenti precedenti gare) di Giuliano Razzoli.
Aiutato ad alzarsi dal personale di pista si avvicina lentamente alla tribuna e saluta, con sguardo visibilmente arrabbiato, la falange colorata del suo Fan Club.
“Forza
Giuliano, stai tranquillo, ti siamo e ti saremo vicini; comunque vada sarà un
successo. Domenica
prossima verremo a Kitzbuhel”, gli gridano i suoi
sostenitori che lo hanno seguito con un viaggio in pullman di quasi 600 chilometri .
Un viaggio iniziato in quel di Minozzo alle 23, 30 di
sabato 18 a
bordo di un pullman turistico dell’Azienda Gaspari, guidato da Lorenza una
simpatica e brava autista. Il il tragitto (con soste a Reggio Emilia, Parma e
Milano per far salire altri fans) si è sviluppato sotto la pioggia battente e
la neve nel tratto svizzero tra Airolo e il tunnel del Gottardo per raggiungere
Lauterbrunner (dove si prende il trenino per Wengen).
Alle ore 9,30, armati di pettorine azzurre, bandiere e con le
vettovaglie al seguito (pane e salame, parmigiano reggiano, acqua, the, e le
torte fatte in casa), i fans raggiungono la tribuna.
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all'ombra della bandiera del Razzo Fan Club |
La gradinata è una bolgia di voci, colori e suoni di ogni tipo,
bandierine svizzere a gogo e l’enorme
vessillo del Razzo Fan Club che si srotola quando le telecamere inquadrano il
settore. Il cielo è nuvoloso, la
visibilità buona e nel corso della seconda manche sbuca anche il sole che
illumina le creste che preludono alle vertiginose pareti dell’Eiger.
La temperatura insolitamente mite ha reso inutili gli
sforzi dell’organizzazione di sistemare la mitica pista Lauberhorn con un trattamento di sale e
acqua, sperando in una gelata notturna.
Nella prima manche tracciata dall’allenatore svedese, la
neve era già rovinata dopo i primi quattro slalomisti e sono stati tanti gli
atleti che hanno accumulato forti ritardi o non sono riusciti a portare a termine la gara. Tra questi,
purtroppo, anche Giuliano Razzoli.
Al cancelletto con il pettorale 20, Razzoli è
partito bene, con una bella sciata che prometteva una buona prestazione:
ma verso il termine della pista un errore su questa neve non facile lo ha
mandato fuori.
Questo è il suo
commento:
“Sono dispiaciuto
e sono anche un po’ arrabbiato perché volevo portare a casa questa
qualificazione con un bel risultato nei primi cinque o sei….Ero in linea con la
sciata poi ho avuto una piccola compressione e mi sono trovato fuori..
Purtroppo mi sono trovato a partire con il pettorale alto ed in queste
condizioni bisognava tirare: da metà gara in giù stavo tirando ma è andata
male….. Gennaio è partito così…proverò con tutto il cuore a farlo finire meglio…”.
Non c’è che dire sono momenti duri per l’oro olimpico che
sul piano della serietà e dell’impegno non ha nulla da rimproverasi: “mi
impegno come un mulo per 350 giorni all’anno” afferma il Razzo, “ ho a
che fare con una serie di circostanze negative e anche di errori “.
I maligni possono dire che Vancouver è stata la gara della
vita, una “botta di c…” : in verità bisogna scorrere il suo palmares
per capire che non è proprio così. Ora però il momento è davvero difficile per
ottenere il pass per le olimpiadi di Sochi.
Domenica 26 gennaio a Kitzbuhel e martedì 28 a Schladming (in notturna) si
preannunciano come gare da ultima spiaggia, sono le ultime possibilità per
raggiungere l’obiettivo.
Incrociamo le dita.
Lo
slalom di Wengen (stupefacente la seconda manche) ha incoronato sul podio uno
straordinario Pinturault seguito da Neureuther e
da Hirscher , i magnifici tre dello slalom.
Incoraggiante
il 5° posto del nostro “vecchietto”
Patrick Thaler
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