lunedì 4 agosto 2025

Dal Bernina allo Stelvio: un viaggio nella bellezza e nella leggenda

Dal ritmo lento del Bernina alla vertigine dello Stelvio, un viaggio che sa di montagne su mitici binari e leggendari tornanti. Ecco il racconto di un itinerario denso di paesaggi meravigliosi, emozioni e incontri straordinari.

Dal Trenino Rosso al Passo dell Stelvio, tra storia e tornanti.

Ci sono viaggi che nascono lenti, quasi in punta di piedi (“kalipe”, direbbe il mio amico Reynold Messner), ma che lasciano tracce profonde. I viaggi che racconto  non sono solo un percorso, ma un omaggio alla bellezza dei luoghi, alla forza del tempo e agli incontri che ti restano dentro.



Il Passo dello Stelvio, raggiunto e doppiato durante un lungo viaggio (“Mountain destination”, del luglio 2016), su e giù per i monti dall’Engadina al Cadore, passando per la Valtellina e l’Alto Adige. Un itinerario che non è stato solo geografico, ma un attraversamento emotivo.

Da Tirano al Bernina e St Moritz: viaggio lento verso l’alto

Il viaggio ha preso il via a Tirano, con l'inconfondibile profilo rosso del Trenino del Bernina (mio articolo), il più spettacolare delle Alpi. Dall’affascinante borgo valtellinese si snoda una delle tratte ferroviarie più alte e panoramiche del mondo: il Bernina Express, patrimonio UNESCO, che unisce la Valtellina a ST Moritz (in Engadina) superando ponti, viadotti e tunnel.


 


Dal viadotto elicoidale di Brusio (6 km dal confine italiano) al Passo del Bernina (2.253 m), fino alla nitidezza del Lago Bianco e allo scintillio  del ghiacciaio Morteratsch e poi alla bellezza sofisticata di St. Moritz, ogni curva ci ha regalato sensazioni uniche: silenzio, sorpresa e contemplazione. 



E’ stato il magnifico preambolo delle meraviglie che ci attendevano più a sud: la leggendaria strada dello Stelvio che nel 2025 compie 200 anni (i festeggiamenti da luglio a settembre).


Tornanti ed emozioni: la salita dello Stelvio dal versante lombardo

Lasciata Tirano e i flashback sul trenino rosso, abbiamo cambiato ritmo. La statale 38 della Valtellina fende un paesaggio bucolico con i  terrazzamenti viticoli che s’affacciano sulla valle (qui si produce il Nebbiolo delle Alpi).

 

Superata la fascinosa Bormio, il percorso stradale si fa serio:  si stringe e prende decisamente quota, con l’infinita sequenza dei 40 tornanti che s’avvitano verso lo Stelvio.



Il versante valtellinese del Passo dello Stelvio è un inno alla resistenza e alla bellezza verticale. La natura si fa severa, i colori si riducono all’essenziale: pietra, cielo, abeti. La strada si arrampica con eleganza, ogni curva apre un nuovo quadro e in ogni sosta lo sguardo si perde tra scabre creste e vallate (abbiamo anche visto il volteggiare di un’aquila).



Lungo il percorso abbiamo incontrato eroici ciclisti e giovani con gli skiroller. Salire da qui allo Stelvio significa davvero meritarsi la cima.


Cima Coppi: dove la storia respira

Finalmente siamo arrivati allo Stelvio dopo un viaggio nella fatica (del motore) e nello stupore per questa storica strada voluta dagli Asburgo nel 1825. Al Passo dello Stelvio abbiamo toccato con mano il senso del tempo: sportivo, ingegneristico e umano.



 

Arrivare a quota 2.760 metri è molto più di una conquista geografica. È qui che lo Stelvio è diventato Cima Coppi, in onore del campionissimo che per primo domò la salita al Giro d’Italia del 1953.




 Quando siamo arrivati, la zona del valico brulicava di ciclisti e motociclisti,  che si mettevano in posa per la foto di rito  e che curiosavano nei negozi di souvenir e prodotti tipici. Ma al di là dell’aspetto ricreativo e commerciale, alla Cima Coppi, sospesa tra cielo e roccia, l’atmosfera sa di trincee, leggende, pedalate eroiche, neve eterna e panorami mozzafiato.



 Giunta l’ora di pranzo la nostra scelta è caduta sul vicino Rifugio Tibet (a 2.800 m) dotato di una grande terrazza soleggiata, dove abbiamo gustato specialità della cucina valtellinese e sudtirolese (pizzoccheri, polenta speck), e goduto del superbo panorama sull’Ortles (3.905 m) e sui tornanti altoatesini della strada dello Stelvio.






La danza dell'asfalto: la discesa in Val Venosta



Il versante altoatesino  è un’opera d’arte stradale. I ghirigori di asfalto che scendono in Val Venosta disegnano un paesaggio quasi surreale, un “velodromo verticale” (l’ha definito qualcuno).

Qui i tornanti (sono 48) sono più fitti, più stretti, e visti dall’alto sembrano disegnati da una penna su un quaderno di pietra.




 

A Gomagoi abbiamo deviato per Solda: altro mondo, altra cultura, altre montagne: Ortles, Gran Zebrù, Monte Zebrù, e gli Yak di Messner.



 

Poi il ritorno in Val Venosta per la continuazione del viaggio “Mountain destination” con i Musei Messner, i passi dolomitici e le magiche e romantiche atmosfere del Cadore


I NUMERI DELLA REGINA DELLE STRADE ALPINE

  1. Costruzione: La strada del Passo dello Stelvio fu costruita tra il 1820 e il 1825 dall'ingegnere Carlo Donegani per volere dell'imperatore austriaco Francesco I. Lo scopo era quello di collegare la Lombardia, allora parte dell'Impero Austriaco, con il resto dell'Austria.
  2. Altitudine: Con i suoi 2.757 metri, lo Stelvio è il passo automobilistico più alto d'Italia e il secondo d'Europa, dopo il Colle dell'Iseran (2.770 m) in Francia.
  3. Tornanti: La strada del passo è lunga 46,5 km complessivi ed è famosa per i suoi 88 tornanti (40 sul versante lombardo, 48 su quello altoatesino). Questi tornanti rendono la salita una sfida iconica per i ciclisti e i motociclisti di tutto il mondo. La strada collega 3 regioni (Lombardia, Alto Adige e Val Mustair, in Svizzera). I tornanti più iconici sul versante altoatesino: il 31: tra cielo e terra, il 14: uno dei più fotogenici, il 7: la curva Coppi.
  4. Panorami: la strada dello Stelvio è famosa per i suoi panorami mozzafiato, ideali per gli amanti della fotografia. I punti più alti offrono viste spettacolari sui tornanti, sulle montagne circostanti (Ortles. Scorluzzo, Cristallo) e sui paesaggi alpini che sembrano usciti da una cartolina
  5. Ciclismo:il Passo dello Stelvio è una delle salite più celebri del Giro d'Italia. È spesso definito "Cima Coppi" in onore del grande ciclista Fausto Coppi, che fu il primo a raggiungere la vetta durante il Giro del 1953.
  6. Parco Nazionale: il Passo dello Stelvio si trova all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio, una delle aree protette più vaste e antiche d’Europa, che ospita una ricca biodiversità di flora e fauna alpina.
  7. Cultura e storia: il passo ha una grande rilevanza storica e culturale, essendo stato un punto strategico durante diverse epoche, incluse le guerre mondiali. Numerose trincee e fortificazioni militari sono ancora visibili lungo la strada.
  8. Sci: durante l’estate è possibile praticare lo sci estivo sul ghiacciaio dello Stelvio, una delle poche località in Europa che offre questa opportunità. Le piste sono adatte a sciatori di vari livelli
  9. Rifugi e gastronomia: lungo la strada e alla vetta del passo, ci sono diversi rifugi dove puoi fermarti per gustare i piatti tipici della cucina alpina, come i pizzoccheri valtellinesi, la polenta e lo speck. Una pausa culinaria ad alta quota è perfetta per rigenerarsi.


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