L’Ardeche
in miniatura
Tra Bobbio e Marsaglia e più su fino a Ottone (qui siamo già in odor di Liguria) inizia il tratto più spettacolare della Val Trebbia. La statale 45 per Genova serpeggia a mezza costa offrendo, curva dopo curva, scorci panoramici su una serie di scenografici meandri. L’immagine più spettacolare è quella dei meandri di San Salvatore, dichiarati Sito di Importanza Comunitaria, e delle minuscole spiagge (raggiungibili per sentieri), che si affacciano su acque verdissime. Tutt’intorno c’è un magnifico mondo di verde che presto prenderà i colori caldi dell’autunno.
Saliamo a Brugnello
Ripresa la statale 45, all’altezza dell’ansa di Brugnello, risalendo con lo sguardo il ripido e boscoso crinale della riva di sinistra della Trebbia, s’intravede il campanile della chiesetta di Brugnello. Lassù in camper non si arriva, bisogna lasciarlo a Marsaglia approfittando di qualche slargo dopo aver attraversato il ponte sulla Trebbia (direzione Brugnello), oppure lasciare il mezzo nel parcheggio del centro sportivo di Marsaglia. In auto invece si sale, tenendo conto in ogni caso che a Brugnello non ci sono parcheggi e bisogna lasciare l’auto ai bordi della strada.
Sono 3 chilometri di strada ripida e stretta, infarcita di secchi tornanti che abbiamo percorso a piedi. La camminata è tosta e regala belle vedute su Marsaglia e sul fiume Trebbia. Ogni tanto, lungo il percorso, s’incontrano singolari sculture in pietra e legno, come l’elefante che ricorda quelli di Annibale che nel 218 a.C. si abbeverarono nelle acque della Trebbia.
Dicembre 218 a.C., seconda guerra punica, Annibale sconfisse i Romani nella
battaglia della Trebbia.
Brugnello “l’altare della Val Trebbia”
Un pugno di graziose case in pietra, una piccola chiesa, un minuscolo albergo con ristorante e un piccolo B&B: Brugnello, è tutto qui. E’ alquanto piacevole passeggiare lungo microscopiche stradine dal selciato ricamato; salire rampe, ammirare porte e persiane finemente intarsiate, orticelli e giardinetti pieni di fiori, panchine e sedie in pietra di fiume.
Il villaggio è abitato da artisti che hanno contribuito al suo restauro e alla coreografia, nel rispetto dell’originale struttura. Brugnello è proprio il borgo che non ti aspetti: qui finisce la strada e iniziano i sentieri escursionistici.
Una sosta va fatta al Ristorante “Rocca Rosa” , dove la cuoca Chiara vi delizierà con piatti della cucina piacentina a cominciare dalla coppa piacentina e dai "pisarei e fasò".
L'acciottolato a mosaico che ricopre i vicoli ci accompagna fino alla chiesetta dedicata ai Santi Cosima e Damiano ( XI secolo), sorta sui resti dell’antico castello della famiglia Brugnatelli (da qui il nome del paese). La chiesetta è un misto di romanico e classico.
Dalla terrazza che si apre alla base del campanile (colpito da un fulmine il 25 giugno 2022), si ammira una veduta da togliere il fiato sulla corona morbida e verdeggiante dei monti e sui magnifici meandri della Trebbia. Ammirando questa scena si può capire come quello scrittore giramondo di Ernest Hemingway, abbia definito la valle della Trebbia “la più bella del mondo”.
Higlight
della Val Trebbia
Castello
di Rivalta.
Provenendo da Piacenza ad annunciarlo,
sulla riva sinistra della Trebbia è il singolare torrione cilindrico con
torretta sommitale che sovrasta l’intero complesso. Da severa roccaforte
militare del sistema difensivo della zona, i Landi nel XVIII secolo la
trasformarono in una sontuosa residenza signorile, circondata da un magnifico
parco.
Al Castello di Rivalta tutto è rimasto fermo nel tempo: il borgo con le antiche case in pietra, l’acciottolato dei vicoli, le taverne, la chiesetta. Ostenta bellezza e profumi di antiche atmosfere anche la parte visitabile del castello (è residenza privata dei Conti Zanardi Landi) in un susseguirsi di stupendi ambienti riccamente arredati, come il Salone d’onore e la Sala delle Armi che custodisce gli stendardi della battaglia di Lepanto.
Pietra Parcellara e Pietra Perduca
Risalendo la Val Trebbia, nella zona a monte del borgo medioevale di Travo, la sagoma rocciosa della Pietra Parcellara si stacca bruscamente dal morbido ambiente collinare. Una breve deviazione porta nella zona di questa emergenza ofiolitica.
Due
sentieri, uno facile e l’altro difficile, portano sulla cima. Poco più a valle
sbuca la Pietra Perduca, un
incredibile affioramento roccioso che
tra le sue pieghe accoglie una suggestiva chiesetta. Per raggiungere questo
sito bisogna percorrere a piedi un tratto del Cammino di San Colombano.
Bobbio
il “borgo dei borghi”
Il primo approccio con Bobbio, arrivando dalla statale 45, è il ponte Gobbo (o del Diavolo secondo un’antica leggenda), che si staglia sul greto della Trebbia con le sue undici arcate asimmetriche di pietra. Sicuramente è un impatto scenografico straordinario, così come lo è la passeggiata nel cuore del borgo antico, ammassato ai piedi del famoso complesso abbaziale di San Colombano e del castello Malaspina-Dal Verme.
Spettacolare è il porticato dell’abbazia e lasciano senza fiato gli affreschi dell’adiacente basilica e quelli che abbelliscono pareti e soffitti del Duomo. Tra gli innumerevoli sentieri escursionistici (di qui passa anche la Via Francigena) che ricamano i dintorni di Bobbio, interessante e piacevole è quello che porta alle sorgenti termali salso-iodiche-solforose di Rio Foino.
L’ultimo elefante di Annibale
Il suo nome è “Surus”, ed è ancora lì, in Alta
Val Trebbia da oltre 2.000 anni a guardia del fiume. Ma non si tratta dello
scheletro di uno dei 37 pachidermi
guerrieri che il condottiero cartaginese Annibale
portava in battaglia. “Surus” è una
montagna, il Monte Cerello, per
l’esattezza, che con la sua particolare forma ha stimolato la fantasia del noto
fotografo Paolo Guglielmetti. Incuriositi, abbiamo percorso la panoramica
statale 45 da Marsaglia in direzione
di Ottone e all’altezza dei meandri
di Confiente (accolgono ben sei
spiagge) transitando lentamente tra curve e controcurve, lo abbiamo visto. La
villosa formazione montuosa del Cerello appare
come il dorso di un elefante accovacciato e i meandri del fiume ne disegnano
una zampa e la proboscide. Ci sono associazioni in Val Trebbia, supportate da Guglielmetti,
che vorrebbero trasformare “Surus”
in testimonial turistico nonchè tutore della protezione delle acque della
Trebbia e dell’integrità ambientale della Val
Trebbia.
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