C’è, con una triplete
(Goggia, Brignone, Fanchini sul podio nella discesa libera di Bad
Kleinkirchheim). C'è con Peter Fill che a Wengen vince la coppa
del Mondo di Combinata. Zona grigia per gli
azzurri dello slalom a Wengen del 14 gennaio, dominato da un mostruoso
Hirscher.
La tre giorni sportiva di Wengen, si é conclusa domenica con la gara di slalom speciale, quella più attesa dagli appassionati di sci che hanno inondato le tribune dello ski stadium della pittoresca località svizzera, adagiata ai piedi della Jungfrau.
La Lauberhorm è una meraviglia di pista, che presenta una serie di cambi di pendenza e un muro considerato il più ripido e il più difficile al mondo. La temperatura bassa durante la notte e lo specifico trattamento della neve, hanno reso il fondo del tracciato duro e impegnativo, con un’alternanza di tratti gelati e altri morbidi.
Questa
condizione ha creato problemi a molti atleti (anche di punta) che sono usciti
di scena con inforcate e altri che hanno accumulato ritardi incolmabili. In
ogni caso l’esibizione sportiva di Coppa del Mondo ha riservato molte emozioni.
Tutti contro Marcel Hirscher,
ma il superman di Annaberg non si è
minimamente scomposto. La prima manche l’ha interpretata in modo perfetto e vederlo zigzagare, elegante e potente tra i
paletti, ha lasciato, come sempre tutti a bocca aperta.
Si è lasciato alle spalle uno strepitoso Andre Myhrer e (seppur
bravo) un frustrato Enrik Kristoffersen, che non riesce proprio a scrollarsi di dosso l'ombra del “kaiser”.
Gli altri atleti
sembrano aver fatto gara a sé.
La seconda
manche è stata uno show appassionante, con cambi di scena spettacolari che hanno
messo in fibrillazione gli spettatori. Le discese sono una più bella dell’altra,
molti atleti recuperano posizioni e tra questi Matt e l’incredibile svizzero dalle lunghe leve Zenhäuser (giunto, in un tripudio di bandiere svizzere, ai piedi
del podio).
Altre inforcate, che sommate a quelle della prima manche hanno creato
un’ecatombe, hanno caratterizzato la gara.
A pochi
minuti dalla fine della gara qualcuno si è illuso, come Kristoffersen che con una discesa straordinaria balza nettamente in
testa (ora voglio vedere, avrà pensato il norvegese).
Poco dopo la sagoma di
Hirscher si affaccia al cancelletto
e si butta a capofitto e lascia gli spettatori con il fiato sospeso con alcune
acrobazie che lo tengono miracolosamente in carreggiata e alla fine fa “cinquina”
(53esima vittoria in totale).
A Wengen non aveva mai vinto. Non ci sono più
aggettivi per descrivere il campione austriaco: basta dire Hirscher. Ha avuto
anche buona sorte ma “la fortuna aiuta gli audaci”.
La fortuna dov'è ?
Certo, la
buona sorte non ha aiutato (e non è la prima volta) Giuliano Razzoli che con il
pettorale 47 era partito bene (la qualifica era alla sua portata) mettendo in
mostra buoni lampi, poi…. La beffarda inforcata….
“ Stavo andando bene – ha detto il Razzo un po’ seccato alla stampa – ero
in controllo, forse proprio per questo ho inforcato” stavo controllando la
discesa .. e l’inforcata è sempre un imprevisto.
Non ci voleva e ora è dura
davvero. Ci vuole un intervento divino. “Ci
riproverò domenica prossima a Kitzbuhel” chiosa il Razzo.
Al termine della prima manche Giuliano Razzoli si é intrattenuto con un gruppo di irriducibili del suo fan club. "Comunque vada é......"
Ancora una volta la squadra italiana dello slalom non gongola e non convince nonostante che le potenzialità e le qualità ci siano. Sono però concentrate sui soliti due ovvero Stefano Gross e Manfred Moelgg.
E pensare che ancora una volta Gross (settimo al traguardo) era partito con il pettorale 1 e Moelgg (12esimo al traguardo) con il 4. Posizioni di partenza che andrebbero sfruttate in modo diverso, ma le performance poco convincenti e una serie di errori non portano a nulla di buono.
Il resto della squadra è grigiore puro: si salva in parte solo Tonetti che con il pettorale 58 si è qualificato con il 15esimo tempo (forse sentiva odore di Olimpiadi), ma spreca tutto nella seconda manche.
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