Ormai è consuetudine, l’asso
austriaco continua a mietere successi. Sabato 6 e domenica 7 si è fatto il
regalo della Befana vincendo rispettivamente la gare di Gigante e di slalom
speciale. Per la squadra italiana qualche dolce, in Gigante e un po’ di carbone
in slalom.
Slalom di domenica
Nel periodo in cui si svolgono le giornate
internazionali dello sci (questa è la 62esima edizione), Adelboden, rinomata stazione sciistica dell’Oberland Bernese, ha dovuto fare i conti con le bizze del meteo. Questa
volta a rovinare un po’ lo spettacolo dello slalom speciale, andato in scena
domenica sulla"Chuenisbärgli"(pista
tra le più difficili al mondo), sono
state le temperature quasi primaverili che hanno reso morbido e fradicio il
fondo della pista, pur trattata chimicamente. Ovviamente lungo il tracciato si
sono create zone molto deteriorate con solchi e buche, che hanno inciso sui
tempi cronometrati fin dalla prime discese.
Hirscher è un fenomeno
che sa adattarsi a tutte le condizioni e non ha avuto problemi su questo
tracciato sciorinando perfezione (solo un piccolo errore nella seconda) in ambedue
le manche. Alle sue spalle ha tenuto il giovane connazionale Michael Matt che, avvantaggiato dal
pettorale 1, ha fatto una gara sontuosa e l’irrequieto Kristoffersen che non gradisce sciare all’ombra di Marcel Hirscher; ma il duello continua
e sarà entusiasmante.
Meno entusiasmante la prova
degli azzurri in gara che ancora una volta non hanno saputo approfittare dei
pettorali favorevoli: Gross (con il
4) si ferma al sesto posto finale, scia con irruenza ma pecca in fluidità, Moelgg (con il 6) su neve e sale non si
trova a suo agio, becca una buca nella seconda manche e frana al 26esimo posto. Si poteva fare di più ? Certo che si. Le gare vanno interpretate con il
giusto atteggiamento e per il podio ci vuole qualcosa di più.
Gross e Moelgg sono gli atleti sui quali
contare e non si può affidare il futuro agli anziani ma bravi Thaler e Deville. Il primo, che peraltro ha annunciato il ritiro dalle gare,
nonostante la pista rovinata con il pettorale 30 ha agganciato la qualifica, il
secondo con il pettorale 44 l’avrebbe conquistata se non fosse uscito.
E le giovani leve che dovrebbero rappresentare il
futuro dello sci nazionale ? Inguardabili. C’è molto da fare su tutti i fronti anche con loro.
E Giuliano Razzoli ? Il campione reggiano,
le cui qualità sono fuori discussione, si è infilato in un “cul de sac”.
Partito con il numero 48 ha sciato stranamente a ritmo lento (in verità questa
non è la sua neve) dimenticando che per raggiungere la qualifica bisogna
mollare le briglie cercando di interpretare al meglio la linea da seguire. Ha ancora problemi e lo sguardo la dice lunga.
Per il “Razzo”,
che a Adelboden era seguito dal Fan
Club, la situazione si fa sempre più difficile, tanto che se domenica prossima a Wengen non raggiungerà la qualifica rischierà di arretrare in
classifica fino al numero 70. Comunque, non lo meriterebbe. Forza “Razzo” si
può ancora sognare.
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