giovedì 15 settembre 2016

Paradiso di sabbia



Isolato dal mondo, selvaggio e incantevole, raggiungibile solo percorrendo estenuanti tratti di strada sterrata, il territorio di Piscinas, conosciuto come il “ Sahara italiano”, è una delle meraviglie della costa occidentale della Sardegna.

Questo suggestivo mondo di sabbia che si srotola per cinque chilometri, verso l’interno, tra  Capo Pecora e Capo Frasca, è tutta opera del maestrale che con insistenti e poderose folate ha modellato un paesaggio incredibile fatto di dune, in certi casi alte 250 metri, sulle cui sommità s’avvinghiano a ciuffi le piante di ginepro coccolone. Alle spalle,  il  fronte della macchia mediterranea e dei boschi di sughere e lecci ammanta di verde i fianchi dei monti. Di fronte, c’è una spiaggia infinita dove s’infrange lo sciabordio delle onde di un mare blu cobalto. Mentre nell’immediato entroterra a rendere ancor più suggestivo lo scenario ci sono le miniere abbandonate di Ingurtosu, un raro esempio di archeologia industriale di grande valore culturale, storico e architettonico.

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, sulla solitaria spiaggia di Piscinas c’era solo un deposito, dove veniva portato con una piccola ferrovia (oggi smantellata) il materiale estratto dalle miniere di Ingurtosu e un pontile dove attraccavano le navi da trasporto. In quei tempi, su questo remoto e selvaggio angolo della Costa Verde, la presenza umana per diporto era rappresentata unicamente dai minatori e dalle loro famiglie  che potevano godere, durante l’estate, degli effetti benefici del mare. Infatti la direzione delle miniere di Ingurtosu aveva allestito sulla spiaggia di Piscinas una sorta di villaggio di capanne di legno e frasche dove i “vacanzieri” potevano alloggiare. Per fortuna, se si esclude la zona di Marina di Arbus, il fragilissimo ecosistema di Piscinas ha subito una scarsa “contaminazione”: le due strade d’accesso sono sterrate e l’unica struttura ricettiva è l’Hotel Le Dune ricavato dai ruderi del magazzino minerario e che ben si integra con i cromatismi del paesaggio circostante.  In spiaggia è presente un chiosco e un piccolo stabilimento balneare, che toglie a Piscinas quell’aura di terra selvaggia che un tempo aveva.
In realtà, a tre chilometri dalla spiaggia, sulla strada per Ingurtosu, esiste un altro punto ricettivo, in questo caso “en plein air”. Si tratta del camping Sciopadroxiu  immerso in un profumato bosco, dotato di piazzole a terrazza, di camere attrezzate, di un ottimo ristorante e di una suggestiva veranda. La vista sulle dune di Piscinas è magnifica e di notte, soprattutto in ottobre, è facile udire il bramito dei cervi. Essere lontani per qualche giorno dallo scintillio del mondo moderno regala sensazioni impareggiabili.
Chi arriva a Piscinas in auto, affrontando buche e polvere, lo fa in giornata per godere del paesaggio, della spiaggia e del mare: altri lo fanno per passare qualche giorno in luogo lontano dal mondo ospiti dell’hotel.  I viaggiatori in camper, nonostante la bizzarria di qualche divieto dell’”ultimo chilometro”, rimangono nel parcheggio almeno un giorno per godersi il mare e per trascorrere la notte in piena solitudine accompagnati dal ritmico rumore del mare. 

Per raggiungere il paradiso di sabbia di Piscinas (noi ci siamo andati tre volte) gli itinerari  sono due: entrambi spettacolari. Il primo parte da Arbus e passa per Ingurtosu, il secondo si stacca da Portu Maga (bellissima la sua spiaggia) e segue un percorso contorto di circa circa 10 km che regala emozioni, come al guado del Rio Piscinas e al passo di Genna Armida, straordinario punto panoramico sul mondo delle dune. In base alla destinazione successiva prevista in territorio sardo, si può scegliere uno o l’altro percorso per l’andata e per il ritorno.
Ingurtosu , ha il fascino delle città morte con le persiane corrose dal mare o con rigogliose bouganvillée che hanno preso possesso di finestre e balconi dei vecchi edifici. Passare poi sotto l’arco del Palazzo della Direzione (edificato nel 1875) della miniera, splendido pur nel suo stato di abbandono, è emozionante. Si prosegue per Piscinas  (la strada diventa sterrata ) avvolti da uno scenario di grande bellezza naturalistica. Lungo il percorso si passano in rassegna i ruderi della miniera Naracauli e della laveria Brassey, singolari esempi di archeologia industriale.
L’ultimo chilometro prima di arrivare al parcheggio sulla spiaggia, per i camperisti dovrebbe essere off limits, condizionale d’obbligo poiché i divieti sono alquanto bizzarri e il parcheggio a pagamento prevede la tariffa camper.
Là giunti ci si guarda intorno con la sensazione di essere arrivati in un altro mondo, il mare di fronte e alle spalle la costa che lievita in colline di sabbia immacolata.

COSA FARE
A parte i bagni di mare o scottarsi al sole, a Piscinas bisogna incamminarsi a piedi nudi su per le ripide chine delle dune affondando fino oltre le caviglie nella sabbia soffice. La camminata è faticosa  ma l’ambiente circostante è semplicemente fantastico, dipinto in basso dal linea blu del mare e alle spalle dal verde intenso della macchia mediterranea. Si può anche provare l’ebbrezza di rotolarsi sulla sabbia. Le dune sono “vive” e lingue di sabbia stanno lentamente aggredendo l’entroterra, insinuandosi tra la macchia  e i ciuffi di lentisco e di ginepro. Qua e là si notano impronte sulla sabbia, sono quelle del coniglio, della volpe e del cervo sardo che è difficile avvicinare se non dopo lunghi appostamenti.  Da non perdere il tramonto  che visto dalle dune è uno spettacolo che assume i contorni della magia. E chissà che il religioso silenzio non venga rotto dal bramito di un cervo in amore.
 

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