Isolato
dal mondo, selvaggio e incantevole, raggiungibile solo percorrendo estenuanti
tratti di strada sterrata, il territorio di Piscinas, conosciuto come il “ Sahara italiano”, è una delle
meraviglie della costa occidentale della Sardegna.
Questo suggestivo mondo di sabbia che si
srotola per cinque chilometri, verso l’interno, tra Capo
Pecora e Capo Frasca, è tutta
opera del maestrale che con insistenti e poderose folate ha modellato un
paesaggio incredibile fatto di dune, in certi casi alte 250 metri, sulle cui
sommità s’avvinghiano a ciuffi le piante di ginepro coccolone. Alle
spalle, il fronte della macchia mediterranea e dei
boschi di sughere e lecci ammanta di verde i fianchi dei monti. Di fronte, c’è una
spiaggia infinita dove s’infrange lo sciabordio delle onde di un mare blu
cobalto. Mentre nell’immediato entroterra a rendere ancor più suggestivo lo
scenario ci sono le miniere abbandonate di Ingurtosu,
un raro esempio di archeologia industriale di grande valore culturale, storico
e architettonico.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, sulla solitaria
spiaggia di Piscinas
c’era solo un deposito, dove veniva portato con una piccola ferrovia (oggi
smantellata) il materiale estratto dalle miniere
di Ingurtosu e un pontile dove attraccavano le navi da trasporto. In
quei tempi, su questo remoto e selvaggio angolo della Costa
Verde, la presenza umana per diporto era rappresentata unicamente dai
minatori e dalle loro famiglie che
potevano godere, durante l’estate, degli effetti benefici del mare. Infatti la
direzione delle miniere di Ingurtosu
aveva allestito sulla spiaggia di Piscinas
una sorta di villaggio di capanne di legno e frasche dove i “vacanzieri”
potevano alloggiare. Per fortuna, se si esclude la zona di Marina di Arbus,
il fragilissimo ecosistema di Piscinas
ha subito una scarsa “contaminazione”: le due strade d’accesso sono sterrate e
l’unica struttura ricettiva è l’Hotel Le Dune ricavato dai
ruderi del magazzino minerario e che ben si integra con i cromatismi del
paesaggio circostante. In spiaggia è
presente un chiosco e un piccolo stabilimento balneare, che toglie a Piscinas quell’aura di terra selvaggia
che un tempo aveva.
In realtà, a tre chilometri dalla spiaggia,
sulla strada per Ingurtosu,
esiste un altro punto ricettivo, in questo caso “en plein air”. Si tratta del
camping Sciopadroxiu immerso in un profumato bosco, dotato
di piazzole a terrazza, di camere attrezzate, di un ottimo ristorante e di una
suggestiva veranda. La vista sulle dune di Piscinas
è magnifica e di notte, soprattutto in ottobre, è facile udire il bramito dei
cervi. Essere lontani per qualche giorno dallo scintillio del mondo moderno
regala sensazioni impareggiabili.
Chi arriva a Piscinas
in auto, affrontando buche e polvere, lo fa in giornata per godere del
paesaggio, della spiaggia e del mare: altri lo fanno per passare qualche giorno
in luogo lontano dal mondo ospiti dell’hotel.
I viaggiatori in camper, nonostante la bizzarria di qualche divieto dell’”ultimo
chilometro”, rimangono nel parcheggio almeno un giorno per godersi il mare e
per trascorrere la notte in piena solitudine accompagnati dal ritmico rumore
del mare.
Per raggiungere il paradiso di sabbia di Piscinas
(noi ci siamo andati tre volte) gli itinerari sono due: entrambi spettacolari. Il primo
parte da Arbus e passa per Ingurtosu,
il secondo si stacca da Portu Maga (bellissima la sua
spiaggia) e segue un percorso contorto di circa circa 10 km che regala emozioni,
come al guado del Rio Piscinas e al passo di Genna Armida, straordinario punto
panoramico sul mondo delle dune. In base alla destinazione successiva prevista
in territorio sardo, si può scegliere uno o l’altro percorso per l’andata e per
il ritorno.
Ingurtosu , ha il fascino
delle città morte con le persiane corrose dal mare o con rigogliose
bouganvillée che hanno preso possesso di finestre e balconi dei vecchi edifici.
Passare poi sotto l’arco del Palazzo della Direzione (edificato nel 1875) della
miniera, splendido pur nel suo stato di abbandono, è emozionante. Si prosegue
per Piscinas
(la strada diventa sterrata ) avvolti da
uno scenario di grande bellezza naturalistica. Lungo il percorso si passano in
rassegna i ruderi della miniera Naracauli
e della laveria Brassey,
singolari esempi di archeologia industriale.
L’ultimo chilometro prima di arrivare al
parcheggio sulla spiaggia, per i camperisti dovrebbe essere off limits,
condizionale d’obbligo poiché i divieti sono alquanto bizzarri e il parcheggio
a pagamento prevede la tariffa camper.
Là giunti ci si guarda intorno con la
sensazione di essere arrivati in un altro mondo, il mare di fronte e alle
spalle la costa che lievita in colline di sabbia immacolata.
COSA FARE
A parte i bagni di mare o scottarsi al sole,
a Piscinas bisogna incamminarsi a piedi nudi su per le ripide chine delle dune
affondando fino oltre le caviglie nella sabbia soffice. La camminata è faticosa
ma l’ambiente circostante è
semplicemente fantastico, dipinto in basso dal linea blu del mare e alle spalle
dal verde intenso della macchia mediterranea. Si può anche provare l’ebbrezza
di rotolarsi sulla sabbia. Le dune sono “vive” e lingue di sabbia stanno lentamente
aggredendo l’entroterra, insinuandosi tra la macchia e i ciuffi di lentisco e di ginepro. Qua e là
si notano impronte sulla sabbia, sono quelle del coniglio, della volpe e del
cervo sardo che è difficile avvicinare se non dopo lunghi appostamenti. Da non perdere il tramonto che visto dalle dune è uno spettacolo che
assume i contorni della magia. E chissà che il religioso silenzio non venga
rotto dal bramito di un cervo in amore.
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