lunedì 25 gennaio 2016

Quella maledetta quinta porta





Domenica 24 gennaio, slalom di Kitzbuhel, Giuliano Razzoli si rompe il legamento crociato del ginocchio sinistro. Stagione finita.


Weekend “terribilis” in quel di Kitzbuhel in occasione della 76esima edizione dell’epica Ahnenkam World Cup. Tutto bene con le gare di super-G (vinto da Svindal) e della combinata (vinta da Pinturault), ma sabato durante la discesa più terrificante del mondo, l’ombra della paura si è allungata lungo la diabolica pista ”Streif” che gli austriaci chiamano “Mausefalle”, trappola per topi. 
E trappola è stata con le rovinose cadute degli austriaci Streitberger e Reichelt e del fuoriclasse norvegese Svindal. Tutti e tre si sono ritrovati nella stessa stanza dell’ospedale di Innsbruck (per Svindal crociato rotto e stagione finita). Beffardo presagio di ciò che è successo il giorno successivo domenica 24 nella gara di slalom.

Dopo la vittoria dell’azzurro Peter Fill nella rocambolesca discesa libera, c’erano tutte  le premesse e le speranze per la conquista di un podio anche nello slalom con Razzoli(pettorale 1) e Gross (pettorale 2). Il Razzo, secondo a Wengen, ha ritrovato il top della forma (sta sciando alla “Razzo” in poche parole) ed é voglioso di podio che ritiene alla sua portata.
Dopo la conquista dell’oro a Vancouver, a causa di vari problemi(anche fisici) ha passato  diversi anni tra alti e bassi, finendo fuori dal gruppo che conta; ma con determinazione, fiducia in se stesso e sacrifici, ha risalito la china riconquistando l’accesso al primo gruppo. Partendo tra i primi dieci, vicino al podio ci si va.

L’estrazione di Kitzbuhel gli assegna il pettorale 1 ( dopo quello che è successo con il senno di poi sarebbe stato meglio partire con qualche numero più alto) e così alle 10,30 si presenta per primo al cancelletto di partenza della pista Ganslern modellata da gobbe, lastre di ghiaccio e cambi di pendenza. La tracciatura della prima manche era stata affidata all’allenatore della squadra svedese che si è impegnato alquanto nel renderla complicata e pericolosa. Non si può spettacolarizzare una gara mettendo a rischio l’incolumità degli atleti.

E la trappola per Giuliano Razzoli si palesa quasi subito quando deve affrontare un’insidiosa doppia: c’è ghiaccio e cerca di frenare in prossimità della terza porta, ma un movimento dello sci esterno gli procura una torsione al ginocchio che fa “crac” e la caduta, che avviene alla quinta porta, è inevitabile. Si rialza, ma il dolore è troppo forte e si accascia. Arrivano i soccorsi e dopo qualche minuto, dopo essere stato imbragato viene issato sull’eliambulanza.

In basso gli oltre 22.000 spettatori, guardano la scena sul maxi schermo e gli amici del Razzo fan club, impietriti, con il fiato sospeso e con gli occhi fissi sull’elicottero e sul fardello che trasportava. Giuliano viene portato all’ospedale della vicina cittadina di St. Johann in Tirol, dove gli viene diagnosticato il sospetto danno al legamento crociato del ginocchio sinistro.
La manche, dopo l’interruzione riprende seminando vittime lungo il percorso (fra i primi  trenta sciatori scesi, 10 sono out).

Nel frattempo, Giuliano Razzoli viene trasportato in ambulanza a Milano alla clinica La Madonnina dove gli esami strumentali confermano la diagnosi iniziale. Durante il viaggio in ambulanza Giuliano ha twittato: “l’ho fatta grossa” un frase che ricorda quella (“l’ha fatta grossa” che pronunciò suo padre quando nel 2010 il Razzo vinse la medaglia d’oro alle olimpiadi invernali di Vancouver.



Questa mattina, nella clinica milanese, è stato operato dal prof Herbert Schoenhuber, responsabile della commissione medica della Fisi e fra qualche giorno lo sfortunato campione comincerà la riabilitazione, ma per tornare sugli sci ci vorranno sei mesi. Sono sicuro che Giuliano Razzoli, che ha cuore e costanza, saprà riprendersi e tornerà più forte di prima.




Per la cronaca lo slalom di Kitzbuhel è stato vinto dall’incredibile  Enrik  Kristoffersen  seguito da Marcel Hirscher e da Fritz Dopfer. Tra i nostri ottimo quinto posto per il “vecio” Patrick Thaler.


Ecco il Fan Club del Razzo a Kitzbuhel


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