martedì 26 febbraio 2019

Ivrea: la battaglia delle arance


Il  carnevale più goliardico e "guerresco" che ci sia  si svolge ogni anno a Ivrea, con la battaglia delle arance che va in scena negli ultimi tre giorni di festa (3-4-5 marzo 2019).Vi racconto l’edizione di qualche anno fa.



C’era una volta “Violetta”

La coreografia scenica del Carnevale d’Ivrea risale al periodo dell’occupazione napoleonica, quando piccole feste rionali, intrise di spirito ribelle secondo le autorità, furono riunite in un’unica grande parata con in testa al corteo cittadini d’Ivrea che indossavano le divise di ufficiali dell’esercito napoleonico. Poi, nel 1858, in pieno fermento risorgimentale, la multiforme celebrazione si arricchì di un nuovo personaggio nato dalle brume della leggenda. Il suo nome era Violetta, una bella mugnaia che si rifiutò di cedere all’usanza dello “jus primae noctis”e mozzò la testa al tiranno Ranieri di Biandrate, mostrandola poi in piazza alla folla esultante. Ne seguì una violenta rivolta popolare che si concluse con la distruzione del castello e con Violetta portata in trionfo.

La Mugnaia è perciò diventata l’eroina del Carnevale e viene scelta ogni anno tra le più belle signore della borghesia locale. L’individuazione e la scelta del personaggio  coinvolgono talmente i cittadini d’Ivrea, che nei giorni precedenti tutti cercano indizi per capire chi sarà la protagonista. E si fanno pronostici anche sulla stampa locale.




Che la festa abbia inizio


Già dal pomeriggio le vie della bella cittadina d’Ivrea si animano di personaggi in costume che regalano un’atmosfera d’altri tempi. Tamburini, armigeri, dame e cavalieri attendono il momento clou della festa. Alle 21 esatte di sabato grasso, la “Vezzosa Mugnaia”, bella e splendente, avvolta nell’abito di lana bianca, e con il berretto “frigio”(modello “révolution francaise”) calato in testa, si affaccia dalla loggia del Palazzo Civico per salutare la folla festante che assiepa la piazza di Città. 
Là sotto c’è  un suggestivo ondeggiare di teste incappucciate dai berretti rossi, gente di tutti i ceti ed età, mescolata ai turisti che vengono a loro volta coinvolti dalla frizzante atmosfera. 



Dopo il saluto dalla loggia del Palazzo Civico, la bella Mugnaia accompagnata dal Generale e dallo Stato Maggiore, scende tra la gente dando il via al corteo storico più chiassoso e variopinto che si possa immaginare. Si aggiungono i pifferai, i tamburini, gli Abbà (giovani che rappresentano i Rioni) e gli “aranceri”. Ravvivata dalla suggestiva luce delle fiaccole, la sfilata serpeggia per le vie Ivrea e dilaga sul lungo fiume Dora, illuminato dai fuochi d’artificio. Poi, fino all’alba, si susseguono balli e degustazioni di “fasoj-gràs il piatto tipico del Carnevale d’Ivrea.




Domenica di festa e attesa per la prima battaglia
Intorno alle 10 di mattina, Ivrea addobbata da stendardi, inizia ad animarsi  di gruppi in costume,  mentre il rullare dei tamburi annuncia il passaggio del corteo storico con in testa la Mugnaia. La prima sosta avviene nella pittoresca piazza Maretta invasa dai fumi e profumi della “fagiolata” benefica del Castellazzo. Quintali di fagioli, salamini e cotiche vengono cotti in enormi pentoloni e tutti possono degustare. Il corteo poi prosegue verso il ponte romano che scavalca la Dora Baltea, dove il Podestà compie il rito della “preda in Dora”




Sfida all'ultimo succo:"tirarne poche ma tirarle bene" 
  

Dopo le prime schermaglie tra i carri "da getto" trainati da cavalli e le squadre di “aranceri” a piedi che presidiano le piazze, alle ore 14 inizia la battaglia. Per gli spettatori il consiglio è di munirsi del tipico copricapo frigio che funge da salvacondotto per non correre il rischio di essere colpiti. Piazza Ottinetti, protetta da reti a difesa degli spettatori durante i terribili lanci di arance, è uno dei quattro campi di battaglia, dove migliaia di tiratori a piedi (rappresentano il popolo oppresso) si battono “all’ultimo succo” contro i tiratori protetti da stravaganti imbottiture e grotteschi caschi, a bordo di carri trainati da pariglie e quadriglie di cavalli. 

I guerrieri sui carri impersonano i soldati dell’odiato signorotto. Un boato accoglie l’ingresso in piazza del primo carro e l’assalto ha inizio; migliaia di arance disegnano infinite traiettorie, volano ovunque come proiettili impazziti e le urla dei tiratori si fondono con quelle della folla.
A battaglia conclusa, quintali di agrumi rimangono sul terreno, l’aria carica di vitamina C (come dicono da queste parti) e l’inebriante e intenso odore di arancia si mescola a quello dei fagioli cotti in vari punti della città. Questa particolare disfida, unica al mondo, è difficile da descrivere, bisogna viverla  intensamente quale momento di grande partecipazione collettiva.



Cosa vedere a Ivrea

Città di origini antichissime La città ha origini antichissime (fu fondata dai romani nel 100 a.C.) è ricca di storia e soprattutto di tracce medievali; fra queste il “castello dalle rosse torri” (Giosué Carducci) del Conte Verde, costruito nel 1358 da Amedeo VI di Savoia; la cattedrale romanico-barocca di Santa Maria (con gli annessi resti del Chiostro dei Canonici) e il Palazzo vescovile. La rinascimentale Piazza di Città e il Lungo Dora. Il museo MAAM ( museo all’Aperto di Architettura Moderna) che si snoda fra gli ex stabilimenti e gli edifici Olivetti




Un dolce squisito

Si chiama torta 900 e fu inventata appunto nel 1900 dal pasticcere Ottavio Bertinotti che volle dare il benvenuto al nuovo secolo. La torta, uno dei simboli della città d’Ivrea, è costituita da pan di spagna e crema al cioccolato. I diritti della ricetta sono di proprietà della famiglia Balla e quindi per assaggiarla bisogna visitare l’omonima pasticceria

 
 
INFO:  
www.comune.ivrea.to.it 

www.canavese-vallilanzo.it
www.turismotorino.org








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