Il carnevale più goliardico e "guerresco"
che ci sia si svolge ogni anno a Ivrea,
con la battaglia delle arance che va in scena negli ultimi tre giorni di festa
(3-4-5 marzo 2019).Vi racconto l’edizione di qualche anno fa.
C’era una volta
“Violetta”
La
coreografia scenica del Carnevale
d’Ivrea risale al periodo dell’occupazione napoleonica, quando piccole
feste rionali, intrise di spirito ribelle secondo le autorità, furono riunite
in un’unica grande parata con in testa al corteo cittadini d’Ivrea che
indossavano le divise di ufficiali dell’esercito napoleonico. Poi, nel 1858, in
pieno fermento risorgimentale, la multiforme celebrazione si arricchì di un
nuovo personaggio nato dalle brume della leggenda. Il suo nome era Violetta,
una bella mugnaia che si rifiutò di cedere all’usanza dello “jus primae
noctis”e mozzò la testa al tiranno Ranieri di Biandrate, mostrandola poi in
piazza alla folla esultante. Ne seguì una violenta rivolta popolare che si
concluse con la distruzione del castello e con Violetta portata in
trionfo.
La
Mugnaia è perciò diventata l’eroina del Carnevale e viene scelta ogni anno tra le più belle signore della
borghesia locale. L’individuazione e la scelta del personaggio
coinvolgono talmente i cittadini d’Ivrea,
che nei giorni precedenti tutti cercano indizi per capire chi sarà la
protagonista. E si fanno pronostici anche sulla stampa locale.
Che la festa abbia inizio
Già
dal pomeriggio le vie della bella cittadina d’Ivrea si animano di personaggi in
costume che regalano un’atmosfera d’altri tempi. Tamburini, armigeri, dame e
cavalieri attendono il momento clou della festa. Alle 21 esatte di sabato
grasso, la “Vezzosa Mugnaia”, bella e splendente, avvolta nell’abito di
lana bianca, e con il berretto “frigio”(modello “révolution francaise”) calato
in testa, si affaccia dalla loggia del Palazzo Civico per salutare la folla
festante che assiepa la piazza di Città.
Là sotto c’è un suggestivo ondeggiare di teste
incappucciate dai berretti rossi, gente di tutti i ceti ed età, mescolata ai
turisti che vengono a loro volta coinvolti dalla frizzante atmosfera.
Dopo
il saluto dalla loggia del Palazzo
Civico, la bella Mugnaia accompagnata dal Generale e dallo Stato
Maggiore, scende tra la gente dando il via al corteo storico più chiassoso
e variopinto che si possa immaginare. Si aggiungono i pifferai, i tamburini,
gli Abbà (giovani che rappresentano i Rioni) e gli “aranceri”. Ravvivata
dalla suggestiva luce delle fiaccole, la sfilata serpeggia per le vie Ivrea e dilaga
sul lungo fiume Dora, illuminato dai
fuochi d’artificio. Poi, fino all’alba, si susseguono balli e degustazioni di “fasoj-gràs”
il piatto tipico del Carnevale
d’Ivrea.
Domenica di festa e attesa per la prima battaglia
Intorno
alle 10 di mattina, Ivrea
addobbata da stendardi, inizia ad animarsi di gruppi in costume, mentre il rullare dei tamburi annuncia il
passaggio del corteo storico con in testa la Mugnaia. La prima sosta avviene nella pittoresca piazza Maretta invasa dai fumi e profumi della
“fagiolata” benefica del Castellazzo. Quintali
di fagioli, salamini e cotiche vengono cotti in enormi pentoloni e tutti
possono degustare. Il corteo poi prosegue verso il ponte romano che scavalca la
Dora Baltea, dove il Podestà compie il rito della “preda
in Dora”.
Sfida all'ultimo succo:"tirarne
poche ma tirarle bene"
Dopo le prime schermaglie tra i carri "da getto" trainati da
cavalli e le squadre di “aranceri” a piedi che presidiano le piazze, alle ore 14
inizia la battaglia. Per gli spettatori il consiglio è di munirsi del tipico
copricapo frigio che funge da salvacondotto per non correre il rischio di
essere colpiti. Piazza Ottinetti, protetta da reti a difesa degli spettatori
durante i terribili lanci di arance, è uno dei quattro campi di battaglia, dove
migliaia di tiratori a piedi (rappresentano il popolo oppresso) si battono
“all’ultimo succo” contro i tiratori protetti da stravaganti imbottiture e
grotteschi caschi, a bordo di carri trainati da pariglie e quadriglie di
cavalli.
I guerrieri sui carri impersonano i
soldati dell’odiato signorotto. Un boato accoglie l’ingresso in piazza del
primo carro e l’assalto ha inizio; migliaia di arance disegnano infinite
traiettorie, volano ovunque come proiettili impazziti e le urla dei tiratori si
fondono con quelle della folla.
A battaglia
conclusa, quintali di agrumi rimangono sul terreno, l’aria carica di vitamina C
(come dicono da queste parti) e l’inebriante e intenso odore di arancia si
mescola a quello dei fagioli cotti in vari punti della città. Questa
particolare disfida, unica al mondo, è difficile da descrivere, bisogna
viverla intensamente quale momento di grande partecipazione collettiva.
Cosa
vedere a Ivrea
Città di origini antichissime La città ha origini antichissime (fu fondata dai romani nel 100 a.C.) è ricca di storia e
soprattutto di tracce medievali; fra queste il “castello dalle rosse torri”
(Giosué Carducci) del Conte Verde, costruito nel 1358 da Amedeo VI di Savoia;
la cattedrale romanico-barocca di Santa Maria (con gli annessi resti del
Chiostro dei Canonici) e il Palazzo vescovile. La rinascimentale Piazza di
Città e il Lungo Dora. Il museo MAAM ( museo all’Aperto di Architettura
Moderna) che si snoda fra gli ex stabilimenti e gli edifici Olivetti
Un dolce squisito
Si chiama torta 900 e fu inventata appunto nel 1900 dal pasticcere
Ottavio Bertinotti che volle dare il benvenuto al nuovo secolo. La torta, uno
dei simboli della città d’Ivrea, è costituita da pan di spagna e crema al
cioccolato. I diritti della ricetta sono di proprietà della famiglia Balla e
quindi per assaggiarla bisogna visitare l’omonima pasticceria
INFO:
www.comune.ivrea.to.it
www.canavese-vallilanzo.it
www.turismotorino.org
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