Debacle
azzurra ai Mondiali di sci sulle nevi del Colorado. Nello slalom speciale,
ultima gara in programma, fuori Razzoli (splendido per metà della prima
manche), fuori Gross e Thaler. Si salva solo Moelgg, undicesimo.
Domenica15 dicembre, ore 18: a Minozzo, la sala eventi del complesso parrocchiale, é stracolma di paesani
e di fans giunti anche da altre località per assistere sul maxischermo alla
gara di slalom e tifare per il campione di casa Giuliano Razzoli. Questa era l’ultima gara in programma ai Mondiali
di sci, nonché l’ultima occasione per la
squadra italiana di portare a casa almeno una medaglia. Gli italici pronostici erano
puntati su Stefano Gross (2 podi)
e su Giuliano Razzoli (in gran forma). E come outsider il “vecchio” Patrick Thaler e l’esperto Manfred
Moelgg.
Alle 18,15,
sul Golden Eagle (tratto finale della lunghissima pista Birds of Prey di
Beaver kreek), ha preso il via la prima manche. La neve è dura e la
tracciatura della pista, affidata all’allenatore dei norvegesi, è subdola e
labirintica (Tomba ne ha dette di cotte e di crude), pensata forse (e
furbescamente) per frenare l’irruenza di Marcel Hirscher. Il fenomeno
austriaco invece, ha sciato con attenzione chiudendo al comando la prima manche
davanti al pimpante russo Alexander Khoroshilov.
Stefano Gross, con il numero
5, è il primo degli italiani a uscire
dal cancelletto, ma l’atleta della Val di Fassa ha patito questo tracciato segnando
l’undicesimo posto di manche. Pochi minuti dopo, l’”Arena” di Minozzo
rumoreggia alquanto, quando la sagoma di Giuliano Razzoli appare al cancelletto
di partenza. Il “Razzo” parte alla grande e zigzaga nella selva di paletti in
modo fantastico, acquistando sempre più velocità tanto che a metà manche stava
facendo il solletico al tempo di Hirscher. Per vincere
bisogna rischiare e il "Razzo" lo stava facendo ma un maledetto errore a ridosso di una porta in un tratto meno ripido, lo ha sbilanciato mandandolo "per le terre". L'incitamento sonoro dei fans si é trasformato in un roco grido di scoramento. E in tribuna, a migliaia di chilometri di distanza, l'amico Graziano (c'erano anche Antonio il papà di Giuliano e il cognato Gaetano) compie un gesto sintomatico. Peccato davvero poiché fin lì la prestazione dell'atleta di Razzolo era degna del campione purosangue di Vancouver, e c'erano tutti i presupposti per la conquista di una medaglia.
"Non sono per
niente contento. Ho sbagliato in quel punto dove ho toccato con lo scarpone e
non sono riuscito a riprendere la linea. Non sono contento perché stavo sciando
forte, veloce e fluido. Sono arrabbiato perché sono tornato nel gruppo dei
migliori e una medaglia dovevo prenderla". Il commento a caldo di Giuliano Razzoli
Conclusa la prima manche,
nella sala ristoro del complesso parrocchiale di Minozzo, si è svolta (come da
programma) la cena preparata dalle “rezdore” (tra queste anche Tiziana e Giordana
rispettivamente mamma e sorella di Giuliano) del "Razzo fan Club". L’atmosfera a
tavola non era certo allegra, ma si é cercato comunque di sopire la delusione
in compagnia di pietanze saporite. E’ arrivata anche la telefonata del “Razzo” e in
sala è esploso un boato; i fans, comunque vada, sono sempre vicini al loro
campione e già pensano all’uscita in pullman per la prossima gara di Coppa del
Mondo a Kranjska gora il 15 marzo prossimo.
Lo svolgimento della seconda
manche, sotto una fitta nevicata, ha rivoluzionato aspettative e pronostici
dopo l’inforcata di Hirscher: sul podio Grange, Dopfer e Neureuther. La gara,
con le uscite anzitempo di Gross e Thaler (si è salvato solo Moelgg arrivato
11esimo), ha decretato la "Caporetto Azzurra". E non è una scusa il fatto che a
Vail-Beaver kreek, in passato, nessun italiano abbia mai vinto. Ora in Federazione se ne vedranno delle belle.
Graziano e Gaetano in tribuna a Vail-Beaver kreek |
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