Tra
le molteplici e straordinarie bellezze del Friuli, terra che Ippolito Nievo
definiva “un piccolo compendio dell’Universo”, alcune suscitano emozioni
particolari. Fra queste, la Valcellina, il lago di Barcis e la val Cimoliana,
dominata dal “campanile” della val Montanaia, che Mauro Corona ha scalato più
di 200 volte.
Partendo da Monterale (ospita il Museo della Centrale
idroelettrica di Malnisio) la Sr 215 per Longarone, s’incunea tra i monti fiancheggiando
per qualche tratto il verde smeraldo delle acque del torrente Cellina, imbrigliate più a monte da una
diga che ha formato il lago di Barcis.
Dopo l’ultima galleria della strada si va a sinistra, imboccando una strada che
attraversa il lago di Barcis su una
diga di terra. All’altezza dell’Osteria
Ponte Antoi (ottimi piatti tipici), è ben visibile l’imbocco della galleria
della vecchia strada della Valcellina.
La forra del
Cellina, perla delle Dolomiti Friulane
Partendo da Ponte Antoi (qui c’è anche il
centro visite della Riserva) si possono effettuare diversi percorsi
escursionistici dal grande interesse paesaggistico e naturalistico. Noi abbiamo
percorso il sentiero
del Dint che attraversa fascinosi boschi di faggio e raggiunge una serie di
belvedere (sky walk) con vista mozzafiato sul selvaggio mondo del Cellina e in lontananza sul lago di Barcis.
Partendo sempre da ponte Antoi è interessante
anche la visita alla diga, quella vera con il suo caratteristico scarico di
superficie.
Il lago di Barcis,
più verde di così..
L’approdo alla stupenda area di sosta
camper collocata su un ombroso promontorio del lago di Barcis, dà la sensazione di essere al cospetto di un paesaggio finto
e patinato. Invece, l’acqua smeraldina del lago, il verde cupo dei
boschi e la sequenza ininterrotta di cime, sono una spettacolare realtà che
regala grandi emozioni. Sulle rive del lago ci si rilassa godendo di splendidi
panorami, oppure si pedala lungo una pista che compie il giro del lago.
Imperdibile, a un tiro di schioppo dall’area di sosta, la visita di Barcis.
Il paese, la cui storia ha radici antiche,
è totalmente immerso nella natura, ha un incantevole e rilassante lungolago e
alcuni scorci del centro riflettono la tipicità degli antichi borghi. Lo
scenografico Palazzo Centi impreziosito da portici e loggiati ne è un
significativo esempio; queste architetture tipiche si ripetono anche nel vicino
e magico paese di Andreis,
raggiungibile in estate anche con il trenino turistico. Una curiosità: nei
dintorni del borgo di Andreis sono
state ritrovate impronte di dinosauro e inoltre il paese ospita un centro di
recupero dell’avifauna ferita.
Val Cimoliana, regno
delle aquile
Proseguendo da Barcis verso Cimolais,
il percorso incorniciato dalla spettacolare scenografia dei frastagliati picchi
dolomitici e dalla presenza del Cellina, si fa sempre più interessante e
piacevole. Superato il bivio per il centro visite del Parco Faunistico di Pianpinedo
(lungo i vari sentieri è facile avere incontri ravvicinati con cervi,
stambecchi e camosci) si prosegue per il paese di Cimolais, piccolo borgo ai piedi delle Dolomiti Friulane.
Da qui ci si inoltra in val Cimoliana dominata da un paesaggio intatto e selvaggio, in un
tripudio di boschi, fiori e vette aguzze. Questo mondo alpino, cuore del Parco Naturale Dolomiti Friulane,
già al primo contatto, percorrendo una stradina solitaria che si fa largo tra
paesaggi bucolici, regala emozioni. Il campo base ideale per godere delle
bellezze di questa parte iniziale della valle è il camping del Bresin, adagiato in una conca idilliaca a 700 metri di altitudine.
Il cuore del Parco delle Dolomiti Friulane
L’escursione consigliata è quella che porta
in 3 ore al rifugio Pordenone (1249 m). Dal camping si
percorre una stretta carrozzabile che attraversa prati, boschi, forre scavate
dal fiume Cimoliana, guadi e sfasciumi di roccia; il tutto circondato da un
tripudio di aguzze vette dolomitiche. Qualche temerario in camper si spinge
fino a Pian Fontana o a Casera Pian Pagnon. La strada è stretta e non agevole,
nei mesi estivi si paga un pedaggio e la sosta è consentita per una sola notte.
Noi ci siamo andati in compagnia di Giovanni Bertagno, guida naturalistica
e proprietario del camping Bresin. Il rifugio
Pordenone è il luogo giusto, dopo la lunga escursione, per una sosta
ristoratrice, ma anche per ammirare il tramonto che tinge di rosa le pareti del
Gruppo degli Spalti del Toro. Non è
raro veder volteggiare l’aquila reale che è il simbolo del parco. Giunta la
sera si cena a base di “frico”, al suono della chitarra per poi trascorrere la
notte, presso il rifugio , in assoluto silenzio.
Il giorno dopo, in due ore di cammino
(sentiero 353), si raggiunge la base del Campanile
di Val Montanaia (2.173 m), un imponente e isolato torrione roccioso che
domina l’omonima valle. Star indiscussa del Parco delle Dolomiti Friulane, questa spettacolare guglia alta più
di 300 metri è meta di alpinisti provenienti da tutto il mondo che giunti sulla
vetta suonano la famosa campana.
Mauro
Corona,
che abita nella vicina Erto, ha
scalato “l’urlo di pietra” più di 200 volte.
Ritornati a Cimolais e superando il passo di Sant'Osvaldo, si entra nella valle del Vajont, con Erto, Casso e la tristemente famosa diga. Questa è un'altra storia che qui ho raccontato.
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