martedì 20 ottobre 2015

Venzone e le zucche



Fra le tante, una delle più singolari e pittoresche feste della zucca andrà in scena il 21 e 22 ottobre 2017 a Venzone, deliziosa cittadella murata friulana, una delle più colpite dal terremoto del 1976. La festa dedicata a questo gustoso e versatile ortaggio, è anche l’occasione per visitare questo bellissimo borgo, simbolo universale della rinascita.
Venzone è una meta sorprendente e di una bellezza inaspettata dove s’intrecciano in modo straordinario la storia, quella tribolata delle terre di frontiera, i segni d’eventi terribili come il terremoto, la tenacia e la costanza dei friulani nell’annullarne gli effetti. Andarci poi il 21 e 22 ottobre per la festa della zucca, la visita diventa ancor più piacevole ed inconsueta.

Posta lungo il tracciato della Via Iulia Augusta, nel susseguirsi delle sue alterne vicende storiche, Venzone conobbe il suo massimo splendore durante la dominazione veneziana. Prima del terremoto del 1976, la cittadina, protetta da candide e poderose mura, aveva conservato nel tempo il suo aspetto medioevale, con strade strette e tortuose dove si affacciavano case adornate da ricchi particolari architettonici e suggestive corti. Scenografica era la piazza della Libertà, circondata da nobili palazzi, tra questi il trecentesco palazzo del Comune. Tra le chiese figuravano quella di San Giovanni (mai più ricostruita) e il  Duomo, il monumento più insigne.
“dov’era, com’era”
Così era Venzone , intatta e bellissima, fino al terremoto del 1976 e se non fosse stato per la caparbia volontà dei friulani di ricostruire il proprio paese “dov’era e com’era”, ci troveremmo forse di fronte ad un nuovo ed anonimo agglomerato (Vajont docet), mentre delle antiche architetture, retaggio di una storia secolare, non rimarrebbe che un amarcord fotografico. Per la ricostruzione dei monumenti fu utilizzato il metodo scientifico dell’”anastilosi” (impiegato anche nella ricomposizione dei monumenti di Dresda) con la catalogazione di ogni pietra e frammento che ha permesso la ricomposizione degli edifici come un grande puzzle. I pezzi completamente distrutti sono stati riprodotti perfettamente ed integrati nelle strutture in modo da essere volutamente riconoscibili. Dopo anni di lavoro la cittadina friulana è rinata e si mostra nel suo aspetto originario.

È qui la festa
Quale nesso accomuna Venzone con le zucche (che qui non si coltivano) tanto da dedicargli una festa ? La risposta sta nella trama di una leggenda che ha come protagonisti un  mastro artigiano, la comunità del paese e una palla d’oro. Questa doveva abbellire la guglia del Duomo, ma l’artigiano incaricato, vistosi ridotto il prezzo pattuito, notte tempo salì sul campanile e sostituì la palla dorata con una zucca opportunamente dipinta. Col passare dei giorni però la “sfera” mutò colore e, infine, si sbriciolò al suolo tra la meraviglia degli abitanti. La voce sulla beffa subita si sparse ai quattro venti e, da allora, gli abitanti di Venzone furono chiamati “cogociars” (zucconi). Nacque così la coreografica festa (la prima edizione andò in onda nel 1991) in onore delle cucurbitacee  che richiama ogni anno un gran numero di visitatori. Dopo due anni di sospensione, grazie all’impegno di Comune, Associazioni e privati, la festa torna ad essere celebrata in pompa magna.

Sulle  candide mura, che sembrano uscire da un libro di fiabe, sventolano le bandiere, alle porte stazionano gli armigeri mentre nelle vie della cittadella compaiono giocolieri, contadini, uomini in arme, nobildonne e notabili nei loro fruscianti e sfavillanti costumi. Pittoresca è la presenza dell’Arciduca della Zucca accompagnato dai membri della Sacra Arciconfraternita della Zucca, muniti dello “zuccometro”, un singolare marchingegno utilizzato per  misurare le zucche. Ce ne sono di ogni forma, colore e dimensione e si trovano ovunque: nelle strade, nelle piazze, appese alle facciate dei palazzi, nei cortili e nelle corti che alla sera, alla luce delle fiaccole, si trasformano in taverne, dove si gustano pietanze e dolci rigorosamente a base di zucca. Lo stesso “frico”, il piatto tipico friulano, subisce questa variante. 

In ogni edizione della festa giungono, da altre regioni e dall’estero (Austria, Germania e Slovenia), gli “ambasciatori” con il loro carico di zucche per partecipare al concorso che elegge la più bella, la più bizzarra, la meglio decorata e la più grossa (può raggiungere e superare i 250 chilogrammi). 





Cosa vedere a Venzone
Le stradine medioevali e le piccole botteghe; Il gotico palazzo del Comune: due volte nella polvere (prima un bombardamento poi il terremoto) e due volte ricostruito dalle fondamenta nelle forme originarie; Il trecentesco  Duomo (interamente ricostruito tra il 1988 e il 1995) e la cappella di San Michele che conserva una serie di mummie (dopo il terremoto ne sono state recuperate una quindicina). Il Museo della Terra (ospita una mostra permanente dal titolo, Foreste, Uomo, Economia nel Friuli Venezia Giulia). I resti della chiesa di San Giovanni abbattuta dal terremoto.




Tutta colpa “dell’orcolat” (l’orco, causa di terremoti nella credenza friulana)

La sera del 6 maggio del 1976 eravamo seduti in pizzeria a Reggio Emilia in compagnia di amici Luisa e Mario, originari proprio della Carnia, quando abbiamo sentito una scossa di terremoto. Più tardi da un’edizione straordinaria del tg  scoprimmo che il vero dramma riguardava il Friuli. Nottetempo  i nostri amici  partirono per raggiungere i loro paesi d’origine in Carnia dove abitavano i loro genitori. Per fortuna solo ingenti danni alle cose. Dalle profonde viscere del monte San Simeone che, al di là del Tagliamento sovrasta Venzone, l’orcolat  scatenò l’inferno. I terribili sussulti seminarono distruzione e morte in molti paesi fra i quali, Gemona, Osoppo, Buia. A Venzone, le poderose mura e gli antichi e preziosi monumenti del centro storico si sbriciolarono lasciando cumuli di macerie che, tra l’altro, aumentarono nel settembre dello stesso anno, quando l’orcolat scrollò di nuovo.



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