Fra le tante, una
delle più singolari e pittoresche feste della zucca andrà in scena il 21 e 22
ottobre 2017 a Venzone, deliziosa cittadella murata friulana, una delle più colpite
dal terremoto del 1976. La festa dedicata a questo gustoso e versatile
ortaggio, è anche l’occasione per visitare questo bellissimo borgo, simbolo
universale della rinascita.
Venzone
è
una meta sorprendente e di una bellezza inaspettata dove s’intrecciano in modo
straordinario la storia, quella tribolata delle terre di frontiera, i segni
d’eventi terribili come il terremoto, la tenacia e la costanza dei friulani
nell’annullarne gli effetti. Andarci poi il 21 e 22 ottobre per la festa della zucca, la visita diventa ancor più piacevole ed inconsueta.
Posta lungo il tracciato della Via Iulia Augusta, nel susseguirsi
delle sue alterne vicende storiche, Venzone conobbe il suo massimo splendore durante la
dominazione veneziana. Prima del terremoto del 1976, la cittadina, protetta da
candide e poderose mura, aveva conservato nel tempo il suo aspetto medioevale,
con strade strette e tortuose dove si affacciavano case adornate da ricchi
particolari architettonici e suggestive corti. Scenografica era la piazza della
Libertà, circondata da nobili palazzi, tra questi il trecentesco palazzo del Comune.
Tra le chiese figuravano quella di San Giovanni (mai più ricostruita) e il Duomo, il monumento più insigne.
“dov’era, com’era”
Così era Venzone , intatta e
bellissima, fino al terremoto del 1976 e se non fosse stato per la caparbia
volontà dei friulani di ricostruire il proprio paese “dov’era e com’era”, ci
troveremmo forse di fronte ad un nuovo ed anonimo agglomerato (Vajont docet),
mentre delle antiche architetture, retaggio di una storia secolare, non
rimarrebbe che un amarcord fotografico. Per
la ricostruzione dei monumenti fu utilizzato il metodo scientifico dell’”anastilosi”
(impiegato anche nella ricomposizione dei monumenti di Dresda) con la
catalogazione di ogni pietra e frammento che ha permesso la ricomposizione
degli edifici come un grande puzzle. I pezzi completamente distrutti sono stati
riprodotti perfettamente ed integrati nelle strutture in modo da essere volutamente
riconoscibili. Dopo anni di lavoro la cittadina friulana è rinata e si mostra
nel suo aspetto originario.
È qui la festa
Quale nesso accomuna Venzone
con le zucche (che qui non si coltivano) tanto da dedicargli una festa ? La
risposta sta nella trama di una leggenda che ha come protagonisti un mastro artigiano, la comunità del paese e una
palla d’oro. Questa doveva abbellire la guglia del Duomo, ma l’artigiano
incaricato, vistosi ridotto il prezzo pattuito, notte tempo salì sul campanile
e sostituì la palla dorata con una zucca opportunamente dipinta. Col passare
dei giorni però la “sfera” mutò colore e, infine, si sbriciolò al suolo tra la
meraviglia degli abitanti. La voce sulla beffa subita si sparse ai quattro
venti e, da allora, gli abitanti di Venzone furono chiamati “cogociars”
(zucconi). Nacque così la coreografica festa (la
prima edizione andò in onda nel 1991) in onore delle cucurbitacee che richiama ogni anno un gran numero di
visitatori. Dopo due anni di sospensione, grazie all’impegno di Comune,
Associazioni e privati, la festa torna ad essere celebrata in pompa magna.
Sulle candide mura, che sembrano uscire da un libro
di fiabe, sventolano le bandiere, alle porte stazionano gli armigeri mentre
nelle vie della cittadella compaiono giocolieri, contadini, uomini in arme,
nobildonne e notabili nei loro fruscianti e sfavillanti costumi. Pittoresca è
la presenza dell’Arciduca della Zucca accompagnato dai membri della Sacra
Arciconfraternita della Zucca, muniti dello “zuccometro”, un singolare
marchingegno utilizzato per misurare le
zucche. Ce ne sono di ogni forma, colore e dimensione e si trovano ovunque:
nelle strade, nelle piazze, appese alle facciate dei palazzi, nei cortili e
nelle corti che
alla sera, alla luce delle fiaccole, si trasformano
in taverne, dove si gustano pietanze e dolci rigorosamente a base di zucca.
Lo stesso “frico”, il piatto tipico friulano, subisce questa variante.
In
ogni edizione della festa giungono, da altre regioni e dall’estero (Austria,
Germania e Slovenia), gli “ambasciatori” con il loro carico di zucche per
partecipare al concorso che elegge la più bella, la più bizzarra, la meglio
decorata e la più grossa (può raggiungere e superare i 250 chilogrammi).
Cosa
vedere a Venzone
Le
stradine medioevali e le piccole botteghe; Il gotico palazzo del Comune: due
volte nella polvere (prima un bombardamento poi il terremoto) e due volte
ricostruito dalle fondamenta nelle forme originarie; Il trecentesco Duomo (interamente ricostruito tra il 1988 e
il 1995) e la cappella di San Michele che conserva una serie di mummie (dopo il
terremoto ne sono state recuperate una quindicina). Il Museo della Terra (ospita una
mostra permanente dal titolo, Foreste, Uomo, Economia nel Friuli Venezia
Giulia). I resti della chiesa di San Giovanni abbattuta dal terremoto.
La sera del
6 maggio del 1976 eravamo seduti in pizzeria a Reggio Emilia in compagnia di
amici Luisa e Mario, originari proprio della Carnia, quando abbiamo sentito una
scossa di terremoto. Più tardi da un’edizione
straordinaria del tg scoprimmo che il vero dramma riguardava il
Friuli. Nottetempo i nostri amici partirono per raggiungere i loro paesi
d’origine in Carnia dove abitavano i loro genitori. Per fortuna solo ingenti
danni alle cose. Dalle profonde viscere del monte San Simeone che, al di là del
Tagliamento sovrasta Venzone, l’orcolat
scatenò l’inferno. I terribili sussulti seminarono distruzione e morte
in molti paesi fra i quali, Gemona, Osoppo, Buia. A Venzone, le poderose mura e
gli antichi e preziosi monumenti del centro storico si sbriciolarono lasciando
cumuli di macerie che, tra l’altro, aumentarono nel settembre dello stesso anno,
quando l’orcolat scrollò di nuovo.
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