martedì 19 marzo 2024

Agaggio Superiore: un cantuccio inaspettato della Valle Argentina


 Seguendo i “Sentieri sottili” della scrittrice inglese Julia Blackburn, nel 2015 siamo andati alla scoperta di una Liguria arcaica e misteriosa, che ancora vive tra le pieghe dei monti tra Badalucco e Triora. E’ il villaggio di Agaggio Superiore, minuscolo gioiello con la piazza più bella della Valle Argentina, dove il silenzio permea ogni cosa.



Nel febbraio 2015, al Museo Bicknell di Bordighera, fu presentato il romanzo "Sentieri Sottili" ("Thin Paths"") della scrittrice inglese Julia Blackburn. Il libro descrive il soggiorno dell'autrice in una casa (acquistata dal marito Herman Makkink), persa nel nulla nei pressi di Agaggio Superiore, in Valle Argentina.


Il romanzo, molto apprezzato in Inghilterra, è un inno d'amore alla terra ligure e ai suoi abitanti, che alla scrittrice hanno raccontato le loro storie e i ricordi di un passato duro, quasi medioevale, tra questi monti.



Nel mese di marzo dello stesso anno eravamo al Villaggio dei Fiori di Sanremo (eravamo degli habituè da molti anni) e Silvia Morano dell’Infopoint, che con capacità e intelligenza promuove un turismo virtuoso e attento ai dettagli, nell’entroterra ligure e in Costa Azzurra,  ci propose di andare a scoprire un peculiare  angolo della Valle Argentina seguendo il filo del racconto di “Sentieri Sottili”.

Esperienza fuori dal comune

Con Silvia e Simona (bravissima guida turistica e ambientale) siamo partiti dal Villaggio dei Fiori a bordo del vecchio fuoristrada Defender  di Giampiero Borgna (purtroppo venuto a mancare nel 2022), chiamato il “tassista delle Alpi” e guida naturalistica. 

Ad Arma di Taggia abbiamo imboccato la Sp548 che risale la Valle Argentina in direzione di Molini di Triora. Non ci siamo fermati a Taggia, il nucleo più antico del comune di Arma di Taggia, che presenta un complesso architettonico di rara bellezza.  Più avanti abbiamo superato il lungo e scenografico ponte medioevale a 16 arcate e abbiamo proseguito con andamento lento verso Badalucco.


Complessivamente, la Valle Argentina è una destinazione affascinante per chiunque cerchi un mix di bellezza naturale, tradizione culturale e gastronomia autentica nel cuore della Liguria.

Badalucco tra i Borghi più Belli d’Italia

Poco prima di arrivare a Badalucco siamo passati accanto al frantoio più famoso della zona, il Roi. In questo tratto di strada i meandri del torrente Argentina hanno creato uno scenario suggestivo: pietre levigate racchiudono pozze d’acqua color smeraldo, monconi di antichi ponti sul greto e ruderi di vecchi mulini sulla riva orografica di sinistra.


Poco più avanti un enorme fungo di pietra indicava l’accesso (tramite ponte) al ristorante Ca’ Mea (struttura in pietra ispirata ai vecchi frantoi)  rinomato per i piatti a base di funghi.

Nel 2020 l’alluvione del torrente Argentina ha spazzato via tutto. Per fortuna nel novembre del 2021 il Ca’ Mea, simbolo gastronomico della valle Argentina, ha riaperto i battenti.


Badalucco è un borgo che affascina con l’intrico dei suoi "caruggi", spesso decorati da murales e ceramiche a vista sui muri delle case. Altra emergenza fotogenica è il cinquecentesco ponte di Santa Lucia con il sovrastante corpo di guardia trasformato in cappella. La Sp548 che attraversa giocoforza Badalucco, è tutto un fiorire di bar, botteghe (prodotti come, il fagiolo bianco di Badalucco, olio extravergine di oliva taggiasca, rinomato per il suo gusto ricco e intenso).


Il primo incontro con la trama di “Sentieri sottili” l’abbiamo avuto ad Agaggio Inferiore. Qui c’è la microscopica  bottega di alimentari “da Nanda”, dove la scrittrice inglese Julia Blackburn si recava a fare la spesa e a chiacchiere. "Da Nanda" è un contenitore di prodotti genuini e di gentilezza e questa bottega è aperta anche di domenica.

Un territorio ai confini del mondo

Da Agaggio Inferiore una stradetta (non pensate di andarci in camper) sulla destra si avvinghia con curve e controcurve sui fianchi dei monti segnati da orti, minuscole vigne, olivi e, più in alto, il mondo della lavanda e dei castagni secolari. 

Lungo il ripido percorso abbiamo incontrato qualche casupola in pietra qualcuna è stata restaurata (tra queste c’è quella di Julia), e poi capanne e ricoveri di pietra. Tutt’intorno si sviluppa un intreccio di “sentieri sottili” che Julia percorreva insieme al marito.



Abbiamo continuato a salire lungo la rotabile sempre più stretta. Poco prima di raggiungere Agaggio Superiore, Giampiero ha fermato il fuoristrada e abbiamo continuato a piedi verso il paese ammirando il paesaggio di monti che a occidente si accavallano a perdita d’occhio. Nessun segno di umani in giro se non un simpatico micione che ci ha dato il benvenuto.



Ci siamo fermati all’azienda agricola “la Casciamèia”, edificio e negozio d’altri tempi. Carla e Adriano producono olio extravergine di taggiasca, fagioli bianchi e vini, bianchi (come il Bunde) e rossi (come l’Ormeasco), da vitigni autoctoni.


Il paese che non ti aspetti (vi risiedono 25 persone) è a due passi e ci sono venuti incontro vecchi edifici in pietra accanto ad altri ristrutturati. Quassù, a 700 metri si viene per l’aria buona (un mix con quella del mare che non è lontano) e per l’inebriante pace. Pochi passi e la "straducola" s’infila tra le case di Agaggio, e poi la sorpresa.. 

Agaggio Superiore sfida le leggi della gravità

Lascio la descrizione alle parole della scrittrice:

“le case erano per lo più in ordine, ma con le porte sprangate e le persiane chiuse. Arroccato in cima a una parete rocciosa a picco, il villaggio aveva orti incolti che sembravano tappeti srotolati verso il precipizio..”


 “Guadagnammo il villaggio (deserto) poco sopra dove due chiese erano schierate una in faccia all’altra come rivali. La più recente era dipinta e sembrava una torta nuziale glassata, mentre quella più antica, piccola e molto carina aveva una crepa pericolosa, tappata alla bell’emeglio con quadrante d’orologio che indicava sempre l’una meno dieci..”


 Il luogo più suggestivo e che sembra uscito da un film di Sergio Leone è proprio la piazza San Carlo Borromeo, con l’omonima chiesa in pietra (ancora oggi in attesa di restauri) e la chiesa dirimpettaia dalla facciata intonacata  con colori vivaci.  Nel prato antistante ci sono giochi per bambini (non ne abbiamo visti) e il panorama è di quelli che rimangono impressi nella mente. 


Sotto, l’ondeggiare dei dorsi boscosi del versante occidentale della Valle Argentina: sopra, verso nord est, si allungano i pascoli che raggiungono la cima della montagna e leggermente a ovest la cima rocciosa del Monte Toraggio (1.973 m), il “Cervino delle Alpi Liguri”. 


Da Agaggio Superiore parte il “sentiero sottile” che porta a Molini di Triora.


 “ Ciò che non avete mai visto lo trovate dove non siete mai stati”

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