Che
Ischia sia un’isola di terra con anima contadina, lo s’intuisce dai suoi piatti
tipici come il coniglio all’ischitana cucinato in tegami di terracotta. Per
assaporare questa e altre specialità, meglio andare nei paesi di montagna,
magari al ristorante del Bracconiere collocato in posizione da capogiro di
fronte al mare.
Certo, facendo una vacanza a Ischia non si rimane insensibili alla
seduzione esercitata da baie incantate, da panorami mai uguali, da esotici e
rigogliosi giardini dove occhieggiano piscine traboccanti d’acqua fumante e
dagli effetti benefici. Ma, se si vuol cogliere il “genius loci” dell’isola
dell’eterna giovinezza, bisogna salire lungo i fianchi dell’Epomeo, che fu vulcano ancor prima del Vesuvio e dove sopravvive un mondo a parte, ai confini del tempo,
costituito da piccole frazioni come Panza
e Fontana (che insieme a Serrara forma uno dei sette comuni di
Ischia), dove le case hanno mantenuto l’architettura originaria e le cantine
sono ancora quelle scavate nel tufo.
Alle falde dell’Epomeo
E di tufo e di
legno è anche la vecchia casa contadina che ospita il ristorante Il Bracconiere
, situata a 480 metri s.l.m. e a 200
metri dalla cima dell’Epomeo.
Lasciata la sinuosa litoranea 270 a Serrara-Fontana, per raggiungere il
ristorante si prende la deviazione per Pantano e poi si percorre per qualche
minuto una stradina stretta e ripida che si perde fra i pendii dell’Epomeo. Dal parcheggio panoramico
del Bracconiere partono i sentieri che portano sulla “cresta dell’isola”
passando per luoghi suggestivi come i Frassitelli, con i suoi minuscoli e
preziosi vigneti delimitati dalle “parracine” (muretti a secco) e
per il sontuoso bosco della Falanga.
Un po’ di storia del
Bracconiere
Entrando nel locale
ci si imbatte in un ambiente originale e familiare, con un arredo rustico e un
grande camino che ricorda le baite alpine; alle pareti declina una ricca parata
di fucili antichi e oggetti del passato. A ricevere gli ospiti con un grande
sorriso è Michele Di Meglio il patron di casa, anche se
preferisce non definirsi tale: “ non c’è
un padrone di casa ma una squadra, i Di Meglio, ben affiata e che lavora con
entusiasmo”.
L’avventura
del Bracconiere prende il via negli
anni 70, quando Leonardo Di Meglio e
il figlio Salvatore, appassionati di
caccia, avevano pensato di aprire una trattoria in una vecchia casa che non
aveva né acqua né corrente elettrica. Il menù proposto era molto essenziale:
insalata e coniglio coniglio
all’ischitana cucinato
in tegami di terracotta, con “a’
capa d’aglio” intera, vino, pomodorini, lardo e spezie locali. Sull’isola
d’Ischia il coniglio è un simbolo, vive come un tempo e si nutre solo di erbe
selvatiche.
Negli
anni questo ristorante, ha subito un’evoluzione, i capostipiti non ci sono più
ma la gestione è rimasta in famiglia con i fratelli Michele e Francesca. La
cucina è regno esclusivo di Leonardo il giovane nipote, chef di talento che
coadiuvato da validi collaboratori, elabora piatti sublimi, dai forti contrasti
cromatici e di gusto, in ogni caso sempre legati alla tradizione ischitana.
Vale la pena sedersi a tavola
L’atmosfera
della sala da pranzo (vi è anche una veranda) è piacevole, con i tavoli ben
apparecchiati e sufficientemente distanti l’uno dall’altro. Non esiste un menù
scritto, bisogna lasciar fare a Michele che sciorina un lungo elenco, con tanto
di dettagli, delle golosità proposte. Si parte con gli antipasti freddi e caldi
con salumi e formaggi e varie zuppette di verdure provenienti dall’orto di
famiglia. Ma è stupore quando in tavola appare una formosa pagnotta di pane
“cafone”, svuotata e contenente pasta, patate e provola. Tra i primi (non
eccedete con le porzioni) vanno assaggiati le profumate pappardelle al sugo di
coniglio o al ragù di cinghiale.
Tra i secondi a conquistare il palato è il
coniglio (su ordinazione), divinamente cucinato, tenero e ricco di aromi e accompagnato
da patate fritte veramente deliziose. Un’occhiata all’elenco dei vini consentirà di individuare
le migliori bottiglie della produzione ischitana, come il Biancolella della vicina cantina D’Ambra. Lo chef Leonardo pone molta fantasia anche
nella preparazione dei dolci, autentiche delizie per gli occhi e per il palato.
E per concludere, non guasta un bicchierino di “elisir dell’amore”, preparato
con erbe aromatiche raccolte lungo i pendii dell’Epomeo. Fuori, ai margini del
piazzale (durante un recente raduno ha visto la presenza di una quarantina di
auto Ferrari), si gode un superbo e indimenticabile panorama che va da Punta
Imperatore, a ovest, alla baia di Citara a sud fino al golfo di Napoli a est.
Pronto Ischia (soggiorni – assistenza turistica)
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